Un’estate… di Serie A! (o forse no?)
“Notti magiche, inseguendo un gol, sotto il cielo di un’estate italiana”
Era il ’90, io avevo -6 anni e Gianna Nannini cantava di quei ragazzi in maglia azzurra che davanti alla propria gente inseguivano un sogno. Oggi l’estate italiana riparte in sordina e le notti non riescono ancora ad essere magiche inseguendo un gol.
Eppure, a distanza di 30 anni, in Italia si torna a giocare nel periodo più caldo dell’anno.
Sarebbe successo comunque, anche senza pandemia, perché Roma era stata individuata come una delle piazze cardine del primo Europeo itinerante della storia.
Ma il clima non è quello di festa che accompagnava gli azzurri del ’90 e che li avrebbe accolti ai campionati europei del 2020: gli stadi sono inesorabilmente vuoti e le partite suonano come un atto dovuto verso un’azienda, quella della Serie A, che non può permettere di fermarsi.
Tutti in campo, dunque, tra polemiche e controsensi, tra mascherine in panchina e esultanze di gomito: divieti assurdi imposti a calciatori controllati e negativi al virus.
Eppure, quando ho acceso la televisione per vedere Torino-Parma (mai lo avrei fatto in una situazione “normale”) mi sono sentito bene. Altri avranno avuto reazioni opposte: disapprovazione, sdegno per un sistema ormai sempre più devoto al denaro e meno allo sport. Non li biasimo e anzi, li capisco.
Credo però, nonostante regole assurde e curve vuote, che fosse giusto ripartire. Tutti ripartono, chi con le dovute precauzioni e chi, invece, con colpevole incuranza.
È giusto che ci provi anche il calcio.
Per le liguri, nel dettaglio, questa ripresa significa solo una cosa: incertezza. Le squadre di Nicola e Ranieri sono chiamate a lottare per evitare la retrocessione in Serie B.
L’algoritmo che si paventava di utilizzare in caso di sospensione definitiva del campionato avrebbe retrocesso il Lecce, ma per le due genovesi sarebbe stata una salvezza di cui non andare fieri.
Meglio così, dunque: 12 giornate da giocare per decidere chi scende e chi resta. In un clima surreale, questo è indubbio: gli stadi sono vuoti, la gente – la vera protagonista – non può sostenere allo stadio i propri colori. Ma almeno i verdetti saranno quelli del campo.
E questa è l’unica vittoria in un’estate di sconfitte!!!
A cura di: Tommy Imperato