Una Nazionale, 26 titolari
Italia-Austria ci ha visto sorridere ai supplementari, ma i primi 90 minuti sono stati tutt’altro che facili.
A Wembley gli azzurri hanno affrontato una squadra caparbia e aggressiva (fin troppo: gestione dei cartellini rivedibile da parte dell’arbitro).
Nonostante l’assenza di grandi nomi, fatta eccezione per capitan Alaba, l’Austria ha saputo metterci in difficoltà andando anche in rete al 65′.
Da sempre sono contrario all’utilizzo smodato della tecnologia in campo, ma qui è proprio il caso di dirlo: “San Var” annulla il gol di Arnautovic e si rimane sullo 0-0. Ed è proprio qui che la partita cambia.
Arrivano infatti i primi cambi di Mancini, che risulteranno determinanti per l’esito della gara.
Sono proprio i subentranti che spostano l’equilibrio del match in favore dell’Italia: Locatelli e Pessina danno nuova linfa e qualità al centrocampo (Pessina segnerà anche il gol del 2-0).
Chiesa entra al momento giusto: il classico cambio che spacca la partita, così come l’ex Fiorentina spacca la porta nel primo tempo supplementare segnando il gol più importante – per ora – dei nostri Europei.
E poi ci sono Belotti e Cristante, che fanno quello che devono: sportellate il primo, contenimento il secondo.
E se il gol subito a 5′ dalla fine fa paura e batte il record di imbattibilità di oltre 1000 minuti della Nazionale, allo stesso tempo serve a compattare ulteriormente un gruppo che negli ultimi minuti si dimostra – ancora una volta – ‘squadra’ e si difende attaccando, cercando il 3-1 anziché perdere tempo dalla bandierina.
Una squadra capace di gestire la pressione, le difficoltà e ‘i gol che non arrivano’, e che vince grazie a chi, nella formazione di partenza, non compariva: Mancini ha detto in conferenza che ha a disposizione 26 titolari. Ha semplicemente ragione.
A cura di Tommy Imperato