La grande lezione degli atleti paralimpici
Questi Giochi Paralimpici, per l’Italia, sono andate alla grande.
69 medaglie (14 ori, 29 argenti e 26 bronzi) sono il secondo miglior risultato di sempre della nostra spedizione.
Da genovesi, tra tutti gli sportivi medagliati non possiamo non menzionare il grande Francesco Bocciardo, campione nostrano da sempre affetto da diplegia spastica, che è riuscito a battere il suo personale record e renderci orgogliosissimi portando a casa 3 medaglie d’oro.
Ma cosa ci insegnano queste Paralimpiadi?
Per prima cosa, possono essere una grande occasione che non dobbiamo perdere per dare sempre più importante al binomio tra disabilità e sport.
Ha detto bene proprio Bocciardo, spiegando in poche parole cosa vuol dire essere paralimpici: prima di tutto significa essere atleti.
Atleti con una disabilità. E per questo motivo, aggiungiamo noi, doppiamente meritevoli di essere presi ad esempio da tutti.
E soprattutto, chi soffre di una qualsiasi disabilità deve sapere che fare sport si può, anche vicino casa.
Lo ha ribadito lo stesso Bocciardo nel corso di un’intervista. Le strutture ci sono (certo, potrebbero essere di più), ma il movimento paralimpico è in crescita e ce la mette tutta per garantire a tutti la possibilità di allenarsi e diventare campioni anche nello sport.
Che poi, l’importante non è vincere, diceva De Coubertin. “L’importante è che lo sport ti faccia stare meglio e a contatto con gli altri”, dice Bocciardo.
Numero uno. Congratulazioni Francesco e complimenti a tutti gli atleti paralimpici che hanno preso parte ai Giochi di Tokyo 2020.
A cura di: Tommy Imperato