L’Italia … è maldestra: pari con la Polonia, ma che errori sotto porta!
Il weekend di stop di Serie A per permettere alle nazionali di giocare la Nations League lascia sempre un po’ l’amaro in bocca ai tifosi di tutta Italia, costretti ad aspettare una settimana in più prima di rivedere in campo i propri beniamini.
Questa volta, almeno, la pausa nazionali ha fatto tirare un bel sospiro di sollievo ai supporter del Genoa, falcidiato dal cluster Covid che si è diffuso nello spogliatoio rossoblu. 22 positivi tra giocatori e staff che avrebbero di fatto reso impossibile scendere in campo. La buona notizia è che almeno Perin, Marchetti e Radovanovic hanno sconfitto il virus e sono di nuovo a disposizione del mister.
Tornando a questioni di campo, l’unico impegno calcistico degno di nota, ovviamente, è stata la partita dell’Italia contro la Polonia in Nations League. Qualche garanzia, ma tante incertezze per il CT Mancini al termine del match, terminato 0-0: sicuramente segnali positivi sono arrivati dal gioco, nettamente superiore a quello polacco, grazie alla qualità di un interprete, Verratti, di qualità indiscutibile. Male l’attacco, inconcludente e sciupone. A partire da Chiesa, il cui acquisto a 60 milioni da parte della Juve, attualmente, mi lascia basito. L’errore sotto porta nel primo tempo è da matita blu, ed evidenzia carenze tecniche importanti già ben note a occhi attenti.
Qualche garanzia, dicevamo. Chissà se dopo la partita Mancini avrà chiamato De Zerbi per congratularsi per il lavoro che sta facendo a Sassuolo: Locatelli, Berardi e Caputo sono stati infatti i più positivi del secondo tempo, riuscendo a dare un cambio passo importante e sfiorando il gol in più di una occasione. Bene un altro ex Sassuolo, Acerbi, che in difesa ha concesso pochissimo a un mostro sacro come Lewandowski.
L’età media – bassa – degli 11 titolari è forse lo specchio di una prestazione comunque di qualità, con buoni spunti dei vari Pellegrini, Locatelli e Kean, ma dall’altra evidenzia una mancanza di concretezza sotto porta preoccupante.
Ai mondiali 2006 vincemmo perché ogni pallone buttato in area era un gol. Oggi questa certezza viene meno. E tra 8 mesi inizia l’Europeo. C’è ancora da lavorare.
A cura di Tommy Imperato