Come si mangia in … Olanda?
Care amiche e cari amici viaggiatori,
da un po’ di tempo non racconto delle mie brevi, fugaci “scappatelle culinarie” all’estero. Vi ho già parlato delle mie esperienze in Repubblica Ceca, Ungheria, Belgio, Polonia, Spagna … ma non ho mai scritto nulla a proposito dell’Olanda. Questa estate, proprio mentre la curva dei contagi era al minimo e il Covid permetteva di spostarsi, sono stato qualche giorno ad Amsterdam con la mia ragazza.
Sono rimasto sorpreso dalla quantità di ristoranti etnici che la città offriva ai suoi avventori.
Da un lato indice di una scarsa cultura gastronomica (vedasi gli innumerevoli ristoranti junk-food o fast-food), dall’altro sintomo della tipica apertura mentale che contraddistingue il capoluogo olandese. Per prima cosa, tuttavia, è sempre bene provare il cibo e la cucina locali.
Come già avrete capito, la cucina olandese ha mooolto da invidiare a quella italiana.
La pasta e i primi piatti, nei ristoranti tipici, di fatto non esistono, e le portate sono molto simili a quelle di altri paesi nordici: un pezzo di carne (spezzatino, salsiccia, stufato) accompagnato da verdure cotte, con ingente uso di aglio, cipolla e crauti.
Le patate, servite in abbondanza, completano l’opera. La cultura della carne c’è, questo va detto, e in molte “steakhouse” si trovano tagli pregiati, ben cotti e succulenti. Si cucina discretamente anche il pesce, spesso fritto, che però ho assaggiato solo una volta per rispetto della mia ragazza che ne detesta anche solo l’odore.
La cucina tipica, però, si ferma qui.
O meglio, qualche prodotto tipico, ideale per i souvenir, c’è: il cioccolato è valido (anche se quello italiano è superiore), mentre è da provare assolutamente il formaggio. Sui formaggi gli olandesi vanno fortissimo: quello tipico è il “Gouda”, ricavato da latte vaccino e diffuso ovunque in Olanda. In alcuni negozietti tipici si può trovare il Gouda (e altri tipi di formaggi strambi) direttamente incartati dai contadini delle vicine pianure: un bel modo per portare a Genova “un pezzo” di Olanda e farlo assaggiare ai propri cari.
Ultima nota di merito, come al solito, per gli italiani! Ogni volta che viaggio cerco un locale – veramente – italiano: ad Amsterdam ne abbiamo trovati due.
Il primo una pizzeria di cui mi sfugge il nome (ricordo solo che il cameriere era sardo e romanista) e la pizza non aveva nulla da invidiare a una qualsiasi pizzeria di Genova. L’altro, “Al Bàcaro”, deve essere tappa fissa se andate ad Amsterdam. A 5 minuti dal centro, nascosto all’angolo di un anonimo incrocio, c’è questa trattoria italiana che vi farà sentire davvero a casa. Il cameriere, perugino e tifoso del Perugia, è finito a parlare con me delle sventure delle nostre rispettive squadre di calcio. Lo chef, veneziano, ha una cultura culinaria che copre l’intero Stivale: dal pesto alla trapanese al ragù alla bolognese, tutto sembrava fatto dalle sapienti mani della più classica delle “nonnine”. Per chi adorasse la cucina italiana al punto da cercarla ovunque – come me – questo è il posto ideale ad Amsterdam.
Buon appetito, sperando di tornare presto a viaggiare!
A cura di: Tommy Imperato