Didattica a distanza
Cari amici della Mari, in questo periodo si sente spesso parlare di didattica a distanza: ma come ha cambiato questo metodo di insegnamento nella vita di noi studenti?
Non ho mai considerato la possibilità di iscrivermi ad un corso universitario svolto interamente online, tuttavia, è successo che, anche senza averlo scelto, mi sono ritrovato a seguire le lezioni universitarie per una media di sei ore al giorno davanti a uno schermo sulla mia scrivania.
Tutti noi stiamo provando la stessa esperienza, chi per la scuola e l’università attraverso la didattica a distanza, chi per lavoro con la modalità smart working.
Questo tema, proprio perché coinvolge la stragrande maggioranza della popolazione, è uno dei più dibattuti di questo periodo. Didattica a distanza sì o no? Dipende. A mio parere ci sono pro e contro della situazione.
Premettendo che sicuramente è un po’ alienante stare tutto il giorno davanti a un tablet o un computer senza interagire con i compagni e spostarsi di aula in aula, ci sono anche dei lati positivi. I minori spostamenti permettono di avere più tempo per studiare, conciliare meglio vita privata e vita lavorativa, la qualità dell’insegnamento non cambia perché i professori ti consentono di fare domande e sono reperibili per colloqui privati in vista di chiarimenti.
Ci sono meno scuse per non studiare, insomma, meno distrazioni. Nel mio caso, dallo svegliarmi presto, prendere i mezzi con pioggia e freddo per arrivare in università nella frenetica Londra, allo svegliarmi con calma, preparare la colazione e avere tutte le comodità di casa trovo una grande differenza.
Quello che cambia in negativo sono i rapporti tra le persone, qui si che si sente una grande mancanza.
Studiare insieme a qualcuno, fare una pausa alle macchinette o al bar, gli scherzi e le battute che prima ci sembravano banalità di tutti i giorni ora sono un ricordo felice e lontano.
Inoltre, quando si tornava dall’università o dalla biblioteca si aveva modo di staccare, adesso c’è una grande interferenza e sembra di non avere mai uno stop.
Cerchiamo di sfruttare al meglio i lati positivi della situazione, per poi sperare di tornare alle pause caffè, alle sgridate dei prof perché si parla in aula e a perdere le metro per andare all’università.
A cura di: Fiu Cartasegna